Top-level heading

Roberto Ardigò

Roberto Ardigò nacque a Casteldidone (Cremona) il 28 gennaio 1828. E' considerato il più importante filosofo positivista che ha contribuito in maniera significativa alla nascita della psicologia scientifica italiana. Frequentò gli studi ginnasiali che completò nel 1845 e al termine del corso di teologia a Mantova il 22 giugno 1851 divenne prete. Già  nel 1852, nello stesso seminario mantovano presso il quale si era formato, Ardigò, divenne dapprima maestro di scuola elementare e poi docente al ginnasio, respirando il clima di un clero mantovano che propugnava la necessità per l'ambiente ecclesiastico, di un'istruzione razionale e positiva, che facesse largo posto alle scienze. Nel 1870 Ardigò pubblicò "La psicologia come scienza positiva" ( di fatto la pubblicazione avvenne nel 1871) nel quale l'autore scrive che la scienza ha il compito di osservare i fenomeni e formulare ipotesi; tra i fenomeni osservabili Ardigò incluse i fenomeni psichici. Wilhelm Battemeyer in "I metodi della psicologia secondo Roberto Ardigò", sostiene che il libro di Ardigò  è stato molto importante soprattutto per due ragioni: fu la prima opera italiana che propose una concezione epistemologicamente avanzata della psicologia, e fu il primo libro dedicato a stabilire l'autonomia epistemologica della psicologia come scienza, senza trascurare le questioni filosofiche e metafisiche connesse. La psicologia di cui parla Ardigò, risentiva dell'influenza delle concezioni di alcuni autori tedeschi dell'epoca (Robert Mayer, Karl Vogt, Ludwig Büchner, Jakob, Moleschott, Hermann Helmholtz). Il suo legame con la psicologia fu ben rappresentato dalla nomina a presidente della sezione di psicologia introspettiva durante il V Congresso Internazionale di Psicologia nel 1905. Alcuni documenti affermano che l'abbandono dell'abito ecclesiastico, avvenuto nel 1871, fu nella vicenda di Ardigò, la premessa ancora inconsapevole, di una piena e meditata apostasia religiosa. Ardigò continuava frattanto la sua attività  didattica. La generazione di allievi che Ardigò trovò al liceo nell'autunno del 1871 fu composta da eminenti personalità  dell'epoca: erano in quel corso Enrico Ferri (1856-1929), Achille Loria (1857-1943), Giulio Fano (1956-1930). Nel 1877 Ardigò pubblicò la sua seconda estesa opera filosofica: "La formazione naturale nel fatto del sistema solare", che comparve dapprima nell'annuario del liceo "Virgilio" per il 1875-76 e poi, con qualche modifica, in volume a sè. Soltanto con essa il distacco di Ardigò dalla fede religiosa apparve cosciente e radicalmente compiuto. Ardigò orientò sempre più la sua collaborazione verso riviste specializzate, come la Rivista di filosofia scientifica di Enrico Morselli (1852-1929) e la Rassegna critica di Andrea Angiulli (1837-890) nella quale comparve, nel 1883, il suo primo studio critico approfondito sul concetto spenceriano di inconoscibile. Nelle "Opere filosofiche" del 1886 Ardigò descrisse un esperimento da lui eseguito per lo studio delle immagini visive che è emblema della sua attenzione allo studio della sensazione e della percezione; la realizzazione di tale esperimento rappresenta il suo interesse per la psicologia sperimentale che lui ha manifestato con la proposta dell'istituzione di un "gabinetto filosofico" per il liceo mantovano e con la richiesta di una cattedra di psicologia sperimentale presso l'Universià  di Padova presso la quale fu nominato docente di Storia della Filosofia. Nell'anno accademico 1884-85 e poi nel 1885-86, ebbe l'incarico di lingua e letteratura tedesca; nel febbraio del 1888 ebbe quello di pedagogia, confermatogli nel 1888-89, nel 1889-90 e nel 1890-91. Nell'ultimo decennio del secolo Ardigò pubblicò la sua trilogia sistematica: Il vero (Padova 1891), La ragione (ibid. 1894), L'unià  della coscienza (ibid. 1898). Dal 1900 gli scritti ardigoiani comparvero, quasi tutti, nella Rivista di filosofia di Giovanni Marchesini (1868-1931): scritti di delucidazione, precisazione o riepilogo, insieme a quelli - da La nuova filosofia dei valori (1907) a Una pretesa pregiudiziale contro il positivismo (1908), da I presupposti massimi problemi (1910) a La filosofia vagabonda (1916) - di esame delle nuove correnti filosofiche e di difesa delle proprie posizioni. Ardigò, che nel triennio 1899-1902 era stato preside della facolà  di filosofia e lettere, nel 1907-08 fu supplito nell'insegnamento, non essendo più in grado d'insegnare, per declino delle forze fisiche. Il 27 Agosto 1920 tentò il suicidio a Mantova: morì il 15 settembre dello stesso anno.

( Giorgia Morgese )

 

Riferimenti principali

  • Bortone, A. Ardigò Roberto in Dizionario biografico degli italiani.
  • Battemeyer, W. (1969). Roberto Ardigò e la psicologia moderna. Firenze: La nuova Italia.
  • Buttemeyer, W. (2011). I metodi della psicologia secondo Roberto Ardigò. In Dazzi, N., Lombardo, G.P. (a cura di) Le origini della psicologia italiana. Bologna: Il Mulino. Battemeyer, W. (1998). Roberto Ardigò. In Cimino, G., Dazzi, N., La psicologia in Italia. Milano: LED.
  • Focher F. (a cura di), (1991) Roberto Ardigò nella cultura italiana ed europea tra otto e Novecento, numero monografico della "Rivista di storia della filosofia",  1, 1991

Opere di Roberto Ardigò

Ardigò, R. (1882). Opere filosofiche, vol. 1. Mantova: Colli.

 

Ardigò, R. (1898). Opere filosofiche, vol. 2. Padova: Draghi.

 

Ardigò, R. (1908) (4 ed.). Opere filosofiche, vol. 3. Padova: Draghi.

 

Ardigò, R. (1908)(3 ed.). Opere filosofiche, vol. 4. Padova: Draghi.

 

Ardigò, R. (1899). Opere filosofiche, vol. 5. Padova: Draghi.

 

Ardigò, R. (1906). Opere filosofiche, vol. 6. Padova: Draghi.

 

Ardigò, R. (1898). Opere filosofiche, vol. 7. Padova: Draghi.

 

Ardigò, R. (1901). Opere filosofiche, vol. 8. Padova: Draghi.

 

Ardigò, R. (1903). Opere filosofiche, vol. 9. Padova: Draghi.

 

Ardigò, R. (1910). Opere filosofiche, vol. 10. Padova: Draghi.